Orvieto, al centro dell’Italia, costruita in zona collinare sulla sommità di scoscese rocce di tufo – la cosiddetta Rupe è città maestosa e affascinante. In poco più di un chilometro di lunghezza e su ottocento metri di larghezza, si dipana una storia ricca di testimonianze artistiche e culturali che va dall’epoca etrusca al nostro secondo millennio.
Orvieto
Per quanto riguarda i circuiti museali, da non perdere il Museo Archeologico Nazionale della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria, il Museo archeologico “Claudio Faina”, il MODO, ovvero il circuito museale dell’Opera del Duomo, il circuito sotterraneo Orvieto Underground.
Accanto alle vestigia artistiche del passato, Orvieto offre al visitatore la sua piacevole atmosfera di città tranquilla ma socialmente e culturalmente vivace. Molti, in ogni periodo dell’anno, gli appuntamenti culturali di maggiore o minore rilievo: da Umbria Jazz Winter, ogni anno tra Natale e il nuovo anno, alla lunga kermesse culturale di Venti Ascensionali da ottobre a febbraio, alla stagione teatrale del Teatro Mancinelli, ai frequenti concerti, ai dibattiti, alle numerose conferenze e presentazioni di libri che, pressoché incessantemente, vivacizzano la città.
Interessante anche l’offerta commerciale, dove si distinguono, oltre ad alcune eleganti boutique, l’offerta eno-gastronomica e l’artigianato, rappresentato da alcune botteghe di arte orafa, di lavorazione del legno, del cuoio, della terracotta, della ceramica e del prezioso merletto orvietano.
Orvieto fa parte dell’associazione internazionale Cittaslow, un’organizzazione che riunisce molte città del mondo sotto l’insegna del “vivere slow”, caratterizzato da un’urbanistica a misura d’uomo, un ricco tessuto civile e culturale, l’attenzione alla qualità della vita degli abitanti, una forte tutela delle tradizioni enogastronomiche.
Allo splendore etrusco, il cui culmine può essere collocato tra il VI e il IV secolo a.C., seguì un periodo di decadenza e di esilio. Infatti, nel 264 d.C. i Romani annientarono la città e costrinsero i suoi abitanti a rifugiarsi nell’attuale Bolsena, chiamata Volsinii Novi: in quella che era stata la gloriosa città etrusca regnavano null’altro che abbandono e rovine. Orvieto fu così consegnata, per alcuni secoli, all’oblio della storia.
Dopo le invasioni barbariche, in cui venne conquistata dai Goti e dai Longobardi, la città tornò ad occupare una rilevanza strategica perché posta sulla linea di confine dell’Italia bizantina.
E’ nel medioevo che si impose l’attuale assetto urbanistico, la tipica conformazione di città medievale che ancora oggi caratterizza gran parte del centro storico. Nel 1175 il papa Adriano IV riconobbe l’autonomia della città e Orvieto divenne libero Comune. Vennero costruiti palazzi, torri e chiese e, a partire dal 1290, anno in cui fu posta la prima pietra, il meraviglioso Duomo. Tra il XIII e il XIV secolo, con i suoi 30 mila abitanti, la popolazione superò addirittura quella di Roma. Spesso in guerra con Siena, Viterbo, Todi e Perugia, Orvieto raggiunse, intorno al 1300, la massima potenza riuscendo ad appropriarsi di Orbetello e Talamone sul Mar Tirreno. Il potere del libero Comune era però minato dalla guerra intestina tra la parte guelfa della famiglia dei Monaldeschi e quella ghibellina dei Filippeschi. I continui conflitti indebolirono il potere politico e militare, così che nel 1364 il cardinale Egidio Albornoz, incontrando solo una scarsa resistenza, non dovette penare troppo a far propria la città.
Successivamente Orvieto venne assoggettata a diverse Signorie, per tornare sotto il dominio del papato nel 1450, divenendone una delle province più importanti, meta preferita di papi e cardinali. Nei secoli XVII-XVIII la storia della città non ebbe una particolare rilevanza. Dopo essere stata elevata a sede di Delegazione Apostolica nel 1831, Orvieto nel 1860 fu annessa al Regno d’Italia.
Le origini
Ben tre secoli furono necessari per terminare il Duomo di Orvieto, costruito, secondo una tradizione tuttavia contraddetta dai documenti ufficiali, per celebrare il miracolo dell’Eucarestia, avvenuto a Bolsena nel 1263 e la successiva istituzione della festività del Corpus Domini. Il Duomo di Orvieto non nasce per custodire la preziosa reliquia: ben due papi (Alessandro VIII nel 1658 e Giovanni Paolo II) hanno di fatto smentito il presunto e diretto legame tra miracolo ed edificazione. Per secoli, tuttavia, il tradizionale legame tra il Duomo e il Miracolo di Bolsena ha continuato a sopravvivere nella devozione cittadina, condiviso anche da storici e studiosi come Luigi Fumi. Papa Giovanni Paolo II ha cercato di fare chiarezza su questa “leggenda” affermando, nell’omelia pronunciata dal Duomo di Orvieto il 17 giugno 1990, giorno del Corpus Domini, che: “anche se la costruzione del Duomo non è collegata direttamente alla solennità del Corpus Domini, istituita dal papa Urbano IV con la Bolla Transiturus nel 1264, né al miracolo avvenuto a Bolsena l’anno precedente, è però indubbio che il mistero eucaristico è qui potentemente evocato dal corporale di Bolsena, per il quale venne appositamente fabbricata la cappella che ora lo custodisce gelosamente”.
L’architettura
Il duomo di Orvieto sfugge a definizione architettoniche semplicistiche. In genere, si presenta come “cattedrale gotica” ma poi, nell’approfondire il giudizio degli studiosi, si scoprono tendenze di tutt’altra natura.
Dell’inizio
Il papa Nicolò IV presenziò, insieme alla corte, alla posa della prima pietra: era il 13 novembre 1290. Il primo costruttore di cui si hanno notizie è il benedettino Fra Bevignate; edificò le tre navate fino alla crociera. Sotto Giovanni Uguccione vennero completate la crociera e l’abside.
Lorenzo Maitani
Nel 1305, l’architetto Lorenzo Maitani rafforzò con quattro archi rampanti i lati della crociera e con due l’abside. In seguito, assumendo la direzione dei lavori, ideò e modificò la facciata a tre cuspidi e proseguì la costruzione del tetto. All’interno l’impronta dell’artista rimane visibile nella tribuna, collocata sopra le ali dei contrafforti orientali, la cui costruzione fu terminata dopo la sua morte avvenuta nel 1330.
Le dieci cappelle
Sui muri delle navate laterali si aprono dieci cappelle con volta a mezza cupola. Il pavimento del Duomo è in marmo rosso di Prodo, paese nelle vicinanze di Orvieto; fu iniziato nel 1347 per essere completato fra il 1383 ed il 1388.
Fonte battesimale
Il fonte battesimale, in fondo alla navata laterale sinistra sotto il primo arco, fu disegnato ed iniziato da Luca di Giovanni nel 1390, nel 1406 il senese Sano di Matteo completò l’opera aggiungendo una vasca monolitica in marmo rosso, poggiante su otto leoni. Di faccia al fonte battesimale, sulla parete di sinistra, si può notare la stupenda Maestà, opera di Gentile da Fabriano (1425).
Navata centrale
La navata centrale culmina con uno stupendo finestrone gotico, alto 16.30 metri e largo 4.55 metri, iniziato da Giovanni Bonino di Assisi (1325), poi terminato da Nicola di Nuti nel 1334, la cui vetrata si compone di quarantotto riquadri riproducenti le storie della Vergine e di Gesù, figure di Santi, dei Dottori e degli Evangelisti.
L’abside
Le pareti dell’abside presentano affreschi di scuola orvietana eseguiti da Ugolino di Prete Ilario e Pietro di Puccio fra il 1370 ed il 1380. Furono restaurati nel 1491 da Giacomo di Bologna e poi dal Pinturicchio e da Antonio da Viterbo detto Pastura. Tali affreschi, in parte perduti, rappresentano nella volta la “Gloria di Maria” e nelle pareti la “vita di Maria”. L’abside è divisa dal transetto da una grandiosa gradinata in travertino sormontata da una balaustra in marmo rosso scuro, opera di Ippolito Scalza, al quale si deve anche la Pietà, gruppo di quattro figure altamente espressive scolpite in un unico blocco marmoreo.
La cappella di San Brizio
La decorazione della Cappella Nova o della Madonna di San Brizio fu iniziata nel 1449 da Beato Angelico. Fu ripresa e portata a termine cinquant’anni più tardi da Luca Signorelli, ingaggiato nel 1499 per completare la decorazione delle volte sulla base dei disegni dell’Angelico. Il cortonese dete all’insieme la sua inconfondibile impronta, realizzando all’interno della cappella il grandioso ciclo del Giudizio Universale, capolavoro dell’arte del Rinascimento.
Le porte di Emilio Greco
Nel 1970 le antiche porte lignee della Cattedrale furono sostituite con le porte bronzee realizzate da Emilio Greco. Nella porta centrale, suddivisa in sei pannelli, sono raffigurate le sette opere della Misericordia.
L’offerta museale/monumentale del centro storico di Orvieto è messa globalmente a sistema nella Carta Unica Orvieto, che raggruppa in un’unica offerta la Cappella di San Brizio in Duomo, la Necropoli del Crocifisso del Tufo, il Museo Archeologico Claudio Faina, il Museo Archeologico Nazionale, il Museo dell’Opera del Duomo, la Torre del Moro, Orvieto Underground, il Pozzo di San Patrizio e il Pozzo della Cava. Nella Carta Unica sono inclusi anche i servizi di parcheggio e di trasporto pubblico e sconti per gli acquisti in trenta esercizi commerciali della città. L’uso illimitato della Carta – nel senso che può essere utilizzata senza limiti fino all’esaurimento dell’offerta, anche a distanza di mesi e in epoche e soggiorni successivi – vuole essere un invito a fermarsi, a tornare e a dedicare tempo a una città che, nonostante la ristretta superficie, merita, per il suo patrimonio artistico e naturalistico, oltre che per i suoi pregevoli dintorni, una sosta lenta e accurata. La Carta Unica Orvieto si può acquistare presso il Parcheggio della Funicolare a Orvieto Scalo e in ognuno dei punti di percorso che ne fanno parte.
Molte, a prescindere dall’offerta monumentale della Carta Unica Orvieto, le altre evidenze monumentali. Potremmo dire che l’intero pianoro della Rupe tufacea rappresenta un circuito monumentale all’aria aperta, dove indugiare e scoprire i tesori visibili e nascosti e la particolare atmosfera della città. Meritano sicuramente una visita, oltre ai monumenti e ai circuiti museali citati, le chiese di San Francesco, San Domenico, San Giovenale, San Lorenzo de’ Arari, la Fortezza dell’Albornoz e il vicino Tempio etrusco del Belvedere, il bellissimo Teatro Mancinelli. Tra le piazze principali, prima fra tutte Piazza Duomo, seguita da Piazza della Repubblica e Piazza del Popolo; più misurate, ma non meno affascinanti, Piazza San Giovenale, Piazza Vitozzi, Piazza Ippolito Scalza, Piazza Gualterio, Piazza Febei.
Per ulteriori informazioni
Servizio Turistico Associato dell’Orvietano
Piazza Duomo 24 – Orvieto
Tel. 0763 341772 – 0763 341911 – 0763 343658
info@iat.orvieto.tr.it
Orario feriali
8,15-13,50 /16,00-19,00
Orario sabato, domenica e festivi
10,00-13,00 / 15,00 – 18,00
Il legame tra Orvieto e il vino può ben definirsi ancentrale. Sembra che nei tempi antichi la città tufacea fosse chiamata Oinarea, ossia la “città dove scorre il vino”, citata dallo pseudo-Aristotele in un trattato in cui venivano descritti, e a dire il vero stigmatizzati, i costumi estruschi in fatto di bevande, feste e piaceri.
Il ruolo fondamentale del vino nella vita quotidiana e nelle cerimonie di culto dell’antica Orvieto è attestato negli importanti dipinti delle tombe etrusche del territorio (seconda metà del IV sec. a. C ). Dalle necropoli orvietane provengono anche pregevoli manifatture di buccheri etruschi e ceramica importata dalla Grecia allo scopo di contenere il vino, reperti che testimoniano in modo chiaro e ulteriore l’importanza che gli Etruschi conferivano a questa bevanda. Gli Etruschi erano soliti mettere il vino nelle grotte della rupe di Orvieto, come ancor oggi si usa, spostandolo gradatamente a diverse altezze per portarlo a maturazione.
Nell’antica Etruria il vino non veniva mai degustato allo stato puro, ma mescolato con altri liquidi e aromatizzato con spezie. Nelle magnifiche sale del Museo Faina, ad esempio, è possibile ammirare ollae e anforedi raffinata tipologia, recipienti destinati a contenere vino in occasione di cerimonie aristocratiche o rituali; stamnoi e krateres dipinti, utili, poco prima della degustazione, per ossigenare, tagliare e mescolare il vino; oinokoai con le quali veniva agevolmente versato in kylikes e kantharoi, calici dipinti o decorati a cilindretto o a stampo, secondo la fantasia dei ceramisti e il gusto dei committenti.
E’ nel Medioevo compaiono i primi documenti sulla vinificazione. Nel 1192, appena dopo la conclusione dell’assedio posto alla città da Enrico IV, il Comune di Orvieto concesse esenzioni dalle tasse a quanti avessero piantato viti. Attorno al 1200, nel giuramento prestato dai Consoli prima di prendere possesso della Città, è detto che avrebbero salvaguardato le strade, i luoghi più importanti della città e del territorio e, naturalmente, le vigne. Nel 1371 la disposizione pro feriis del Comune di Orvieto prevedeva un mese di ferie, dal 14 settembre al 18 ottobre, per consentire ai proprietari di vigne di reclutare lavoranti stagionali per la vendemmia.
Nel 1496 il contratto stipulato tra l’Opera del Duomo e il Pinturicchio concede al pittore sei quartenghi di grano per ogni anno e il vino necessario. Nel 1500 nell’accordo siglato tra l’Opera del Duomo e Luca Signorelli per la realizzazione degli affreschi della cappella di San Brizio, è scritto che l’Opera gli avrebbe consegnato ogni anno 12 some di vino (circa 1000 litri).
La fama del vino d’Orvieto resistette al passar dei secoli. Nel 1690 Pasquino, il mitico personaggio romano che colpiva il potere temporale dei Papi con aforismi satirici e irriverenti, volle glorificare in questo modo la ristrutturazione del “Fontanone del Gianicolo” voluta dal pontefice Alessandro VIII:
Il miracolo è fatto, o Padre Santo
con l’acqua vostra che vi piace tanto
ma sarebbe il portento assai più lieto
se l’acqua la cangiaste in vin d’Orvieto.
Oggi, l’area dell’Orvieto bianco D.O.C. copre i territori per lo più collinari di Orvieto e dell’Orvietano. E’ tra i più rappresentativi dei vini umbri e copre il 70% del mercato D.O.C della provincia di Terni. Si ottiene da una combinazione di Procanico (variante del Trebbiano toscano), Verdello, Drupeggio, Grechetto e Malvasia. Si distingue in Orvieto e Orvieto Classico, in base alla zona di provenienza, e può avere una tipologia “superiore” a seconda dell’applicazione di un disciplinare che criteria alcuni paramentri della produzione. L’Orvieto può essere secco, abboccato e dolce.
Esiste anche una varietà di Rosso Orvietano, talvolta corposa e adatta alla cacciagione. La cura nella produzione dell’Orvieto rosso ha portato al riconscimento, nel 1998, di due D.O.C. Per il Rosso Orvietano D.O.C. si utilizzano i vitigni di base del Corbara, il Cabernet franc, il Canaiolo, il Montepulciano, il Ciliegiolo, mentre fra quelli complementari si usano il Colorino e il Dolcetto.
Nel centro storico di Orvieto, a livello commerciale l’offerta del gusto comprende negozi specializzati di alta gastronomia, enoteche e wine bar, salumerie, gelaterie artigianali, cioccolaterie, forni dalla tipica produzione di dolci e salati. Si possono gustare prodotti tipici, specie caseari e di salumeria, oltre che buone etichette, anche nei caffè e nei wine bar sorti negli ultimi anni nel centro storico.
Per quanto riguarda l’offerta della ristorazione i menù proposti sono generalmente orientati alla tradizione e alla tipicità, talvolta rivisitate con qualche nota originale ma senza troppo forzare l’identità culinaria di territorio. Non v’è tema di noia nei menù che vengono proposti: dalla “gallina ‘mbriaca” agli umbrichelli, dalle pietanze a base di farro e legumi ai piatti tipici della tradizione contadina, regionale ed italiana. Tra le peculiarità della cucina orvietana e dei dintorni vanno menzionati: il tartufo, misterioso e saporito fungo ipogeo che Teofrasto pensava fosse generato dai tuoni autunnali; gli splendidi olii extravergini di oliva, in alcuni casi garantiti da una DOP (Denominazione di Origine protetta), le carni di chianina, suino, pollame e cinghiale, i prodotti della norcineria, i formaggi, alcuni dei quali tutelati da una DOP, i legumi e gli ortaggi, cibi poveri ma non meno saporiti nella varietà delle molte ricette locali.
Fine dicembre – Inizio gennaio
Stagione teatrale al “Teatro Mancinelli”
Teatro, opere liriche, concerti da ottobre a maggio
Concerto di Pasqua in Duomo
Ogni anno nella settimana di Pasqua
Festa della Palombella
Domenica di Pentecoste
Corpus Domini
Corteo storico medievale
Corteo delle Dame
Cene medievali
Per ulteriori informazioni
Servizio Turistico Associato dell’Orvietano
Piazza Duomo 24 – Orvieto
Tel. 0763 341772 – 0763 341911 – 0763 343658
Ufficio informazioni turistiche
Piazza Duomo 24 – Telefono: 0763.341772
E-mail: info.iat@comune.orvieto.tr.it
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